La piovra nera. I rapporti tra mafia e neofascisti by Roberto Fagiolo

La piovra nera. I rapporti tra mafia e neofascisti by Roberto Fagiolo

autore:Roberto Fagiolo [Fagiolo, Roberto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ivan doig, l'ultima corriera per la saggezza, viaggio, corriera, Avventura, hobo, cowboy, viaggio di formazione, Romanzo
editore: Nutrimenti
pubblicato: 2022-05-12T22:00:00+00:00


9 L’Ora, 9 gennaio 1980.

10 Loris D’Ambrosio, Relazione sul delitto Mattarella, 1988.

11 Corriere della Sera, 7 gennaio 1980.

12 Relazione D’Ambrosio, 1988.

13 Al momento le vittime della bomba alla stazione erano ottantaquattro.

14 Sarà scoperto il 27 novembre.

15 Sentenza delitti politici Reina-Mattarella-La Torre 1995.

Capitolo 7. La pista nera

Il 15 ottobre 1982, poco meno di un mese dopo l’arresto di Walter Sordi, i carabinieri attivano un servizio di osservazione in una strada della zona ovest di Torino, al numero 63 di via Monte Asolone. Hanno ricevuto precise informazioni riguardo a un covo dei Nar, rifugio e tappa di transito per neofascisti in trasferta al nord. Da chi? Da Walter Sordi? O da Paolo Stroppiana arrestato insieme a Enrico Tomaselli, palermitano di Terza Posizione e amico di Francesco Mangiameli? Quel che è sicuro è che nella prima settimana di ottobre parte una vasta operazione condotta dalla Digos e dai carabinieri che porta a decine di arresti e alla scoperta di numerosi covi tra Milano e Torino. Tra le basi salta fuori perfino un castello di cui faceva uso il neofascista Alberto Maggiora, figlio dell’industriale dolciario Giuseppe Maggiora. Il 20 ottobre i carabinieri entrano nel covo di via Monte Asolone, base logistica di grande importanza, affittato dal leader di Terza Posizione Fabrizio Zani, con le false generalità di Michele Ciampa. L’abitazione, ormai bruciata, è stata lasciata per tempo da Zani e dalla sua convivente Jeanne Cogolli. Al covo torinese facevano riferimento oltre a Walter Sordi, Pasquale Belsito, Stefano Soderini e Gabriele Adinolfi. Le circostanze relative all’ingresso e alla perquisizione del covo non sono chiarissime. I carabinieri vi entrano con discrezione una prima volta, portano via armi ed esplosivi e si appostano di nuovo all’esterno per aspettare che qualche inquilino si faccia vivo. Mentre sono lì ad aspettare una sera vedono accendersi e poi spegnersi una luce. Dunque c’è qualcuno, è il caso di bussare di nuovo. Ma anche stavolta è un buco nell’acqua. L’appartamento al quarto piano è deserto di persone. Ma non di reperti. Se ne contano a verbale 115. Armi ed esplosivi a parte. Nell’elenco figurano giubbotti antiproiettili, divise dei carabinieri, scatole di cartucce calibro 38 special marca Geco, silenziatori per pistola Beretta mod.70, parrucche, barbe e baffi finti, una confezione di pasta Das per modellare, una scatola di fiammiferi con il numero 12345 e il nome Romualdi, due copie di verbali d’interrogatorio di imputato datati 10 settembre 1980, relative a Luca De Orazi, giovane bolognese di Terza Posizione fermato due giorni dopo la strage del 2 agosto, rilasciato e arrestato di nuovo il 16 agosto. Tra i reperti di via Monte Asolone si ritrovano inoltre due paia di occhiali da vista, tre timbri con le scritte ‘Torino Milano – Validità confermata’ e due pezzi di targa, di cui uno comprendente la sigla PA e il numero 563091. È il rinvenimento di questi pezzi di targa a costituire un elemento di notevole importanza, che verrà colto tuttavia con un ritardo di appena sette anni. In effetti le indagini, coordinate dal colonnello dei carabinieri,



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